– Volta Mantovana

Gli ambienti naturali

I boschi

I boschi di roverella sono le formazioni tipiche delle colline moreniche. Sono boschi misti di roverella, orniello e carpino nero, in cui lo strato arbustivo è costituito ancora da orniello e da numerose altre specie come il comunissimo ligustro, il ciliegio canino dai fiori bianchi e profumati, riuniti in grappoli e dai frutti amarognoli simili a piccole ciliegie nere, il ginepro, l’unica aghifoglia che cresce spontanea e l’emero, una leguminosa che in aprile si copre di vistosi fiori gialli. Tra le specie erbacee presenti sono frequenti le orchidee come il fior di legna e l’elleborina bianca che, con le primule e il giglio rosso, costituiscono i fiori più prestigiosi di questi boschi. Nel Comune di Ponti sul Mincio, nella parte più a nord, il bosco di roverella si arricchisce con il carpino bianco dando luogo ad una formazione decisamente rara nel territorio mantovano. In alcune zone, in particolare, nel Comune di Castiglione delle Stiviere, su suoli freschi, alla base dei versanti collinari dove la falda è più superficiale, vegetano i boschi di cerro. Gli arbusti più tipici sono il comunissimo biancospino che in primavera si ricopre di fiori bianchi, il nespolo che da frutti color ruggine commestibili e la lantana. Tra le specie erbacee crescono quelle tipiche dei boschi più freschi, come il bucaneve la cui fioritura porta bellissimi fiori bianchi pendenti. Sulle creste delle morene, nelle esposizioni più calde, il bosco di roverella assume le caratteristiche di bosco steppico diventando rado, con alberi di bassa statura e arbusti della macchia mediterranea: la marruca, spinosa e dai piccoli fiori gialli che si convertono in un frutto secco a forma a disco, lo scotano che in autunno, con le sue foglie vivacemente colorate, tinge di rosso il bosco, la rosa di macchia dai grandi fiori rosa. Il suolo è ricoperto da una cotica continua di graminacee come il forassaco eretto e l’erba mazzolina e dalle specie che normalmente compongono i prati aridi.
Dove la morfologia migliora, si insediano i boschi a carpino nero in cui lo strato arbustivo ed erbaceo è simile a quello dei boschi di roverella. Questi ultimi sono molto ben rappresentati nel Comune di Cavriana. Nelle residue aree umide vegetano invece, boschi igrofili che, malgrado le piccole dimensioni, rivestono una grande importanza dal punto di vista ambientale e protezionistico. Le formazioni più significative sono quelle presenti nelle vicinanze del laghetto di Castellaro Lagusello: si tratta di un bosco di ontano nero a struttura abbastanza chiusa e con scarsa copertura dello strato erbaceo e arbustivo e di boschi in cui il salice bianco si associa al pioppo nero e a pochi arbusti come la frangola e il sanguinello. Nella Bassa dei Bonomi a Volta Mantovana è presente invece un bosco in cui, oltre alle specie dalle moderate esigenze idriche come il carpino bianco e il cerro cresce, in corrispondenza delle zone più umide, l’ontano nero. Diffusi un po’ ovunque nell’alto mantovano si trovano anche i boschi di robinia. Nei Comuni di Castiglione delle Stiviere, Monzambano, Solferino e Cavriana, sono diffuse anche formazioni a dominanza di bagolaro, che si sono sviluppate con l’aiuto dell’uomo.

I prati aridi

Con il termine “prati aridi” si intendono i lembi di prato naturale dei pendii assolati e scoscesi prevalentemente esposti a sud delle colline. Punti sommitali di grande suggestione paesaggistica, questi cocuzzoli permettono di godere di viste non comuni sulla pianura ordinata verso sud e alle pendici innevate del Monte Baldo o a scorci del Lago di Garda, volgendo lo sguardo a nord. La grande biodiversità floristica e la rarità di questi ambienti ha determinato la loro tutela da parte di Regione Lombardia, che con l’art. 5 della legge 10/2008 ne vieta la distruzione e il danneggiamento; l’Unione Europea inoltre ha riconosciuto questi ambienti come Habitat prioritario in base alla Direttiva UE 42/93 (Habitat 6210-Formazioni erbose secche seminaturali su substrato calcareo). Ora presentano ridottissima superficie per la continua pressione che l’uomo ha continuato ad attuare su di essi. I prati aridi ci riportano a un antico aspetto del paesaggio collinare. In questi pendii, la siccità estiva dà luogo a condizioni di spiccata aridità sia atmosferica che del terreno. La flora tipica, estremamente specializzata, è costituita da individui adattati alle peculiari e difficili condizioni ecologiche. In questi lembi di prato, costituiti da erbacee perenni a dominanza di graminacee, crescono alcuni dei fiori più interessanti delle colline moreniche mantovane; le splendide fioriture iniziano a partire dal mese di febbraio con i bucaneve, culminano nei mesi primaverili ed estivi e si protraggono fino ai mesi autunnali con le varie specie di campanule e astri che colorano queste insolite pendici. Il manto erbaceo è impreziosito da una ricca presenza di specie di Orchidee spontanee: sono state censite ben trentadue specie appartenenti a questa famiglia, distribuite tra boschi e prati, di cui ventuno legate esclusivamente alle praterie aride. I nomi delle specie più comuni dei prati aridi evocano l’aridità e la pietrosità dei luoghi, come la potentilla (Potentilla tabernaemontani) e la garofanina spaccasassi (Petrorhagia saxifraga). Nella flora spontanea delle praterie collinari sono presenti specie che crescono abitualmente a quote più elevate, nelle faggete o nei castagneti; tra queste la Pulsatilla montana, il cui nome indica in modo evidente l’areale vegetativo, è una tra le prime a fiorire nel mese di marzo. Si tratta probabilmente di una flora che le glaciazioni, nel periodo del loro massimo sviluppo, hanno spinto nella pianura mantovana, e che qui si è acclimatata. In questi straordinari luoghi troviamo, accanto agli esemplari di flora alpina, alcune specie mediterranee come la calcatreppola (Eryngium amethystinum), molto spinosa e dal colore azzurro-violetto, l’erica arborea, rinvenuta solo nei colli di Esenta presso Castiglione delle Stiviere e, al margine dei boschi, l’asparago pungente.

Mandorli (Prunus dulcis)

Lo spettacolo dei mandorli in fiore si rinnova ogni anno a primavera a Cavriana, divenuto il Comune simbolo del progetto di rilancio di questa specie attraverso il recupero dell’antica coltura. La coltivazione delle piante di mandorlo sui Colli Morenici è forse da ricondurre alla vicinanza del Lago di Garda che mitiga il clima padano ed ha favorito nel tempo l’insediamento nella flora locale di elementi mediterranei sia spontanei sia coltivati, come il cipresso (Cupressus sempervirens), l’ulivo (Olea europaea) e il cappero (Capparis spinosa). Tradizione diffusa ai tempi dei Gonzaga e oggi quasi scomparsa, la coltivazione del mandorlo è oggi rilanciata in chiave turistico-gastronomica: le mandorle sono l’ingrediente fondamentale della torta di San Biagio, patrono di Cavriana.

Gli Uccelli

L’avifauna è rappresentata da numerose specie tra i boschi e i pendii dei Colli Morenici del Garda.
Tra le specie nidificanti sono presenti la Ghiandaia, il Colombaccio e la Tortora, il Merlo, la Capinera, il Fringuello, la Cinciallegra, la Cinciarella, il Pigliamosche, la Passera mattugia, lo Storno, il Rigogolo, il Verzellino, il Torcicollo e il Gufo comune. La presenza dell’Allocco, del Picchio rosso maggiore e del Picchio verde è garantita dalle numerose cavità presenti negli alberi. L’Usignolo e il Pettirosso sono le specie più note per il loro inconfondibile canto. Tra i Passeriformi sono presenti anche lo Scricciolo, il Canapino, il Luì piccolo e il Codibugnolo. Sui colli nidificano anche alcune coppie sparse di Assiolo e molti altri uccelli si fermano nei boschi durante le migrazioni o vi trascorrono l’inverno.
Nei boschi igrofili il Pendolino appende ai rami il suo caratteristico nido a forma di fiasco. Nelle zone umide, oltre ai pochi anatidi presenti come il Germano reale e la Marzaiola, nidificano lo Svasso maggiore, uno degli uccelli più belli per forma, colori e portamento, la Folaga, la Gallinella d’acqua e il Tuffetto. I canneti ai margini degli specchi d’acqua ospitano molti nidi e fra questi quelli del Cannareccione e della Cannaiola, che vengono spesso utilizzati dal Cuculo per deporvi le uova e del Tarabusino, il più piccolo rappresentante degli aironi. Dove il canneto è più ampio ha tentato la riproduzione anche il Falco di palude. Nei pochi prati umidi rimasti nidificano il Migliarino di palude e la Cutrettola. Le pareti verticali favoriscono la presenza del Gruccione, un uccello dai colori sgargianti e particolarmente diffuso in collina, del Martin pescatore e del Topino che le utilizzano per la nidificazione.
L’Upupa, un uccello caratterizzato dal piumaggio vistoso, con colori vivaci osservabili soprattutto durante il volo, è presente in molti siti dei Colli Morenici nonostante la sua presenza sia in forte diminuzione nelle zone di pianura. Molte specie comuni frequentano abitualmente anche la campagna coltivata e tra queste l’Allodola, il Santimpalo, la Quaglia, la Starna, il Fagiano, la Cornacchia, la Gazza e il Gheppio.

La migrazione dei rapaci sui Colli Morenici

Il comprensorio delle Colline Moreniche del Garda si pone come la più importante località per lo studio della migrazione autunnale dei rapaci diurni in Italia e si sta rivelando anche una delle più importanti a livello dell’Europa occidentale. Le attività di osservazione e monitoraggio si svolgono a Ponti sul Mincio, presso il camino dismesso della vicina centrale termoelettrica e nella stazione ornitologica di Forte Ardietti.

Averla cenerina

Rappresenta un’importante e rara presenza, particolarmente tutelata a livello europeo in quanto inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli. In Lombardia è localizzata come nidificante in pochissimi siti, tra cui l’area a sud di Volta Mantovana, che assume quindi rilevante importanza per la specie. In Italia la specie è considerata in pericolo e in Europa risulta largamente in diminuzione.

I mammiferi

I Mammiferi dei boschi sono generalmente molto piccoli, quasi mai visibili. Tra i micromammiferi è presente il Toporagno comune, probabilmente il Toporagno della Selva di Arvonchi, l’Arvicola rossastra, il Topo selvatico collo giallo, la Crocidura ventre bianco, la Crocidura minore, il piccolo Mustiolo, il Ghiro, il Moscardino e il Quercino. Il più grande Tasso è abbastanza diffuso nei boschi delle Colline Moreniche, dove scava la sua rete di cunicoli sotterranei. Ben distribuiti anche il Riccio e la Talpa europea che prediligono invece ambienti diversi dalle aree boscate. Nelle zone umide sono presenti il Toporagno acquaiolo e il simile Toporagno acquaiolo di Miller. La Donnola, la Faina ma, soprattutto, la Volpe rossa sono, invece, predatori importanti per la limitazione di molte specie e dei piccoli roditori.

Gli Anfibi

Presenti ma molto localizzate la specie di interesse comunitario Rana di Lataste e la Rana dalmatina, tipiche abitatrici della lettiera di foglie morte del bosco, tra le quali si mimetizzano. In misura minore si rinvengono anche il Tritone punteggiato e, molto più rara, la specie di interesse comunitario Tritone crestato. Nei boschi più umidi vive la Raganella italiana, l’unico nostro Anfibio “arboreo”, capace di arrampicarsi sulla vegetazione. La Rana verde minore è indubbiamente la specie più diffusa, presente in laghetti, torbiere, fossi e risorgive. Nei colli sono presenti due specie di rospi, il Rospo smeraldino, ben rappresentato in diversi ambienti compresi quelli agricoli, e il Rospo comune.

I Rettili

La Lucertola muraiola è la specie più conosciuta e più diffusa ma anche il Ramarro è ben distribuito. Tra i serpenti la Biscia dal collare è la specie più legata agli ambienti acquatici. I boschi sono un ambiente ottimale solo per poche specie di rettili, che preferiscono comunque le parti più termofile, tra queste il Biacco e il più raro Saettone. Poche sono le notizie sulla presenza del Colubro liscio, specie d’interesse comunitario. Per la Vipera comune la maggior parte delle informazioni non sono attendibili: si tratta in realtà di altre specie innocue.

Buono a sapersi